Bio.

"Io nacqui quarantaquattro anni fa in una alba nevosa di un breve giorno al tramontar di un anno."

Luciano Pivotto

Luciano Pivotto, nato a Trivero (BI) il 14 dicembre 1951 e scomparso il 19 novembre 2013, ha vissuto dapprima in vari paesi montani del biellese e successivamente in città, ha cambiato diversi lavori, prima per un’industria locale specializzata nella costruzione delle parti elettroniche dei macchinari tessili, poi come fotografo professionista e infine come archivista e conservatore per la Fondazione Sella, professioni che hanno esercitato tutte un’importante influenza sulla sua attività artistica, il primo per la creazione delle sue opere con la resistenza elettrica e l’uso della luce, i secondi per il suo approccio con il reale, scrive infatti nel 2001 in merito ai lavori della serie Trendy “I lavori della serie Trendy possono essere fotografici ma oggettivamente sono dei disegni”, oppure “Svuotare la fotografia ed innalzarla al segno”.

Pivotto ha svolto la propria attività artistica dal 1980, con la sua prima esposizione personale presso la Galleria il Tritone di Biella. Aveva intrapreso il suo percorso di ricerca nel mondo dell’arte già da alcuni anni, dapprima con prove figurative della fine degli anni ’60 poi con il decennio successivo con opere di maggiore vocazione sperimentale capaci di unire insieme materiali quali cera, gesso, legno, pigmenti all’energia elettrica e al suono. Con tali opere realizza nel 1980, grazie all’intuito di Omar Aprile Ronda, la sua prima personale a Biella, poi grazie all’interesse di Francesco Poli espone all’Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino. Lungo tutti gli anni Ottanta non si lega ad alcuna galleria, riuscendo comunque ad esporre in importanti centri come Torino, Bari, Bologna, oltre naturalmente a Biella, sua città di residenza a partire dalla metà del decennio. Importante in questo tempo l’esperienza realizzata con Mario Conte e Piero Ponasso, il tentativo di superare il circuito delle gallerie attraverso la realizzazione di uno spazio autonomo e autogestito ove poter esporre liberamente le proprie opere, creando contemporaneamente un luogo di discussione tra gli artisti locali e tra gli artisti e i visitatori.

Negli anni ’90, e per un decennio, Luciano Pivotto si lega alla Galleria Dialoghi, poi Galleria Silvy Bassanese Arte Contemporanea di Biella, con la quale partecipa a diverse manifestazioni e esposizioni personali e collettive, tra le più significative quelle a Hong Kong, Courmayeur, Marsiglia, Girona (Spagna), Monaco di Baviera, Genova e Bologna, condividendo il percorso con artisti come Gilberto Zorio e Michelangelo Pistoletto, con gli amici Ugo Pashetto, Armando Riva e Giovanni Ozino Caligaris. Con questi ultimi egli dà vita al collettivo Manifesto n. 0, promotore della manifestazione Passaggi a Nord Ovest, il cui intento, nelle varie edizioni realizzate, è stato quello di portare l’arte nei vari quartieri della città di Biella, in una concezione di museo diffuso, finalizzato alla “invasione” dell’arte dei luoghi abitati e vissuti dalla gente comune, dunque cercando di superare quell’autoreferenzialità che porta spesso l’arte nei recinti stretti degli addetti ai lavori.

In quest’ottica nel 1994 partecipa alla prima edizione del festival di Topolò (UD) organizzata dall’amico fraterno, poeta, umanista e “agitatore” culturale, Moreno Miorelli, un festival che porta l’arte nei suoi multiformi e molteplici aspetti in un piccolo paese di confine tra Italia e Slovenia. La collaborazione con Miorelli porta Pivotto ad esporre in numerosi paesi dell’Italia orientale (Sitran d’Alpago, Romans d’Isonzo, Sacile, San Vito al Tagliamento) e ad Amsterdam.

In questi anni ricchi di avvenimenti, l’artista biellese si lega anche a Grazia Chiesa della galleria D’Ars di Milano e all’appassionata gallerista Rosa Leonardi di Genova per la quale espone in una personale nel capoluogo ligure. A partire dai primi anni del 2000 inizia la propria collaborazione con la galleria milanese di Maria Cilena, divenuta per Pivotto negli anni, oltre ad una preziosa amica, anche un punto di riferimento per il suo rigoroso approccio nei confronti del mondo dell’arte. Con lei e con il critico Roberto Borghi realizza negli anni numerose personali e collettive nello spazio milanese di Cilena e in vari centri italiani (Livorno, Piacenza, Cesano Boscone, Como, Torre Formello, Pollenzo, Corsico).

Con l’inizio del nuovo decennio Pivotto decide di tornare ad esporre nella sua città di residenza dopo quasi un decennio, si lega all’associazione culturale BI-BOx per la quale partecipa alla prima mostra nel 2011. Le ultime esposizioni nel 2013, prima della prematura scomparsa di Pivotto, si tengono nella Galleria Maria Cilena a Milano, con la personale “Reality, economie”, e per l’Associazione BI-BOx con la collettiva “Invasioni”, ospitata in vari spazi biellesi, dove, quasi con volontà testamentaria Pivotto espone con gli amici storici Armando Riva e Giovanni Ozino Caligaris, ma anche con artisti biellesi, generazionalmente più giovani, Laura Testa, Gigi Piana e Loris Bellan di cui apprezzava il lavoro.

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"Ho l’intuizione di essere diventato artista, credo all’età di 8-9 anni, quando con la mia fermezza (gli adulti a volte la confondono con i capricci) feci fare, una cosa quasi impossibile, a mio padre. Comprarmi una scatola di colori a tempera di domenica, in una città (Modena) a me ed a lui sconosciuta. "